C'ERA UN'ORCHESTRA AD AUSCHWITZ

C’ERA UN’ORCHESTRA AD AUSCHWITZ

Uomini che amano tanto la musica, uomini che piangono nell’ascoltarla,
sono capaci di fare tanto male (Simon Laks e René Coudy)

liberamente tratto dal libro di Fania Fénelon “Ad Auschwitz c’era un’orchestra”

con Annabella Di Costanzo e Elena Lolli

Era il Gennaio del 1944 quando Fania Fenélon fu deportata ad Auschwitz e poiché sapeva cantare e suonare il pianoforte, entrò a far parte dell’orchestra femminile del campo, l’unica che sia mai esistita in tutti i campi di concentramento nazisti con il compito di accompagnare le altre prigioniere al lavoro e suonare per gli ufficiali SS. Ad Auschwitz, Fania conobbe Alma Rosé, nipote di Gustav Mahler ed eccezionale violinista a cui era stata affidata la Direzione dell'orchestra.  Il rapporto che si snoda tra le due donne, il loro dialogo, ci restituisce due visioni, due modi diversi di vivere la musica all’interno del lager. Per Fania suonare è solo un mezzo per sopravvivere, perché le orchestrali non partecipavano alle selezioni per la camera a gas, e sopravvivere significa poter testimoniare. Per Alma, invece, suonare è un fine, il fine supremo su cui ha costruito la sua vita, la sua identità. Suonare in maniera eccellente, a qualsiasi prezzo.
Non solo un ritratto della vita del campo, di una delle pagine più nere della nostra Storia, raccontata attraverso la vita privata di due donne, ma quello che Fania ci racconta è anche un'occasione di riflessione sul rapporto tra Arte e Vita, un tema che supera la dimensione storica e ci rimanda al nostro presente.


durata: 60 minuti
2 attrici in scena

NOTE DI REGIA

Questa storia, arrivata fino a noi grazie al libro testimonianza di Fania Fénelon “Ad Auschwitz c'era un'orchestra”, ci è molto cara. A quello stesso libro, nel 1997, il drammaturgo Claudio Tomati si era ispirato per scrivere lo spettacolo “Alma Rosé”, vincitore del Premio Eti Scenario 96/97, spettacolo che ha segnato l'inizio del nostro percorso artistico e che è tuttora presente nel nostro repertorio. 
Il desiderio di fare conoscere questa storia ad un pubblico il più vasto possibile, di portarla nei teatri, anche quelli non attrezzati per ospitare lo spettacolo Alma Rosé insieme a tutta la sua scenografia, nelle Biblioteche, nelle Scuole, negli Auditorium, nei Conservatori, nei Musei della resistenza, negli Istituti Storici e in tutti luoghi della Memoria in cui siamo state, ci ha portato a realizzare questa versione agile, adattabile ai diversi spazi, conservandone la sua qualità, il suo potere suggestivo e il livello interpretativo.
Nelle parole, nel racconto di quella quotidianità assurda di cui parla Fania, vissuta su un filo sottile tra la Vita e la Morte, dentro i silenzi che accompagnano le due donne, nelle musiche che abitano quel luogo dell'orrore, in quell'urlo soffocato di donne strette nella morsa di una Storia che sembra più grande di loro, nelle foto di repertorio che rievocano quella realtà. Dentro tutto questo mondo c'è la nostra passione di attrici che si rinnova ogni volta, ogni anno, da tanti anni. 

Annabella Di Costanzo
Elena Lolli

 

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